Roberto Gremmo
CONTROSTORIA
DEL VERCELLESE
NEL RISORGIMENTO
Le campagne piemontesi dell’Ottocento
fra guerre,
briganti e miseria
Per i popolani ed i contadini del
Vercellese il “Risorgimento” non fu un’epoca gloriosa ed eroica
ma una lunga stagione infausta e luttuosa.
Per decenni le campagne fra Elvo,
Cervo e Sesia restarono incolte e i paesi furono saccheggiati da
eserciti di diversa bandiera ma sempre prepotenti.
Sbandati e disertori occuparono
militarmente le borgate fin dal tentato colpo di stato che aveva
coinvolto Carlo Alberto nel 1821, poi nelle sciagurate imprese del
1848 ed ancor più nella guerra annessionista del 1859 imposta da
Cavour per conquistare la fertile Lombardia.
Insensibili alla retorica
patriottarda, preoccupati per i destini delle loro famiglie,
spaventati da conflitti che non avevano voluto, decine di popolani
cercarono di sottrarsi agli obblighi di leva; il vice-sindaco di
Tronzano finì in prigione per essersi rifiutato di collaborare coi
gerarchi sabaudi rovinando i raccolti; i sacerdoti pacifisti furono
schedati dalla polizia come pericolosi ‘sovversivi’.
Il Piemonte risorgimentale non fu
mai un’isola felice e, con la guerra all’orizzonte, la protesta
sociale crebbe a dismisura.
Nel 1853 i popolani di Borgo d’Ale
ri ribellarono alle nuove tasse imposte da Cavour; nel 1859 i
‘giornalieri’ del canale Cavour si scontrarono coi carabinieri
chiedendo paghe più umane; il sacerdote Borghesi denunciò le
condizioni di schiavitù dei contadini di Cavour.
E poi c’erano i briganti.
Imperversavano fra strade e boscaglie a Santhià, Gattinara, Livorno,
Trino, Salasco, Asigliano e San Germano mentre dapertutto si davano
al mal fare vagabondi, fuorilegge e giovani oziosi.
Le vicende ‘altre’ dei contadini
piemontesi schiacciati da eventi più grandi di loro ed il mondo dei
marginali e della devianza criminale popolana riviono in queste
pagine.
La controstoria del mondo dei vinti
fra Santhià e Vercelli é stata finalmente scritta grazie ad una
ricerca su documenti inediti d’archivio.
Pagine 184
Euro 25
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